Tappa quasi totalmente pianeggiante, alcuni tratti ancora in comune con la pista ciclabile Vento e attraverso il parco fluviale del Po e del Tanaro, per questo piacevolmente percorribile anche in bicicletta. Partendo dal centro storico, si esce da Valenza ad est, su Via della Bandalenti; superato il cimitero si prosegue sulla strada Ariara, già pista Vento.
Dopo circa 1,5 km la si abbandona per un sentiero sulla sinistra per sbucare su strada del Po e riprendere la pista dopo poco sulla destra (volendo la si può continuare, solo leggermente più lunga).
Si arriva alla frazione di Mugarone, sulla riva del Po, da lì il percorso svolta verso sud, prima da Via del Castello poi su sterrata attraverso campi e fattorie fino a raggiungere il fiume Tanaro che si attraversa con il ponte della SP78. Se si vogliono trovare bar e ristoranti per una pausa, bisogna proseguire su asfalto fino a Bassignana, per poi scendere a sud sulla provinciale. Passato il ponte, si lascia quasi subito la provinciale per un sentiero sulla destra tra i pioppeti che riporta sulle sponde di un’ansa del fiume più a sud; lo si costeggia per un tratto per arrivare a Piovera, famoso per il suo castello e parco/fattoria didattica.
Da qui gli ultimi chilometri sono ancora attraverso i campi e pioppeti, passando vicino a laghetti di pesca sportiva e ad uno di una cava di sabbia, su sterrate e stradine asfaltate che conducono a Sale, finale di tappa.
Dopo Valenza, ancora oggi uno dei centri più importanti in Italia per la lavorazione dell’oro e della gioielleria, le campagne e le frazioni dei dintorni risultano scarsamente abitate, in quanto tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, si è registrato un forte flusso migratorio degli abitanti verso Stati Uniti e Argentina.
Mugarone, piccola frazione di Bassignana, è situato a destra del Po, nei pressi della confluenza con il Tanaro: d’interesse il Castello Pallavicini e la Rocca (non visitabili), nonché la chiesa della Beata Vergine Assunta e il Santuario della Madonna del Casato, poco fuori l’abitato. A Bassignana fino a pochi decenni or sono faceva capo un traghetto, che attraversava il Tanaro, poi sostituito dal ponte.
Il Po, che in questo posto scorre circondato da fitti boschi, è suddiviso in numerosi canali, nei quali qualcuno pare cerchi pagliuzze d’oro, che si dice sia possibile trovare. A Piovera, la maggiore attrazione è senza dubbio il suo castello, di origini medioevali poi ex fortezza dei Visconti, oggi di proprietà privata ma aperto al pubblico in stagione per visite guidate dagli stessi proprietari, in certe date o su prenotazione: un autentico viaggio nel passato lungo i saloni del piano nobile tra arredi, decorazioni e costumi d’epoca, dalla torre fino alle cantine, passando per le antiche cucine, per continuare negli antichi granai che ospitano anche un piccolo Museo degli Antichi Mestieri e infine terminare la visita con un giro nel parco con una collezione privata di arte contemporanea, magari su un vecchio bus rosso.
In questa tappa, la viticoltura è decisamente minore rispetto alle altre coltivazioni e si limita solamente ai primi pendii tra Valenza e Alessandria, dove i vitigni di Barbera e Freisa sono i più frequenti.
Con la vicinanza di ben due fiumi, il Po e il Tanaro, più diversi canali e laghetti di pesca sportiva, in certe gastronomie o ristoranti della zona si possono trovare pesci di acqua dolce in carpione: preparazioni ittiche ormai poco diffuse ma molto importanti in passato; infatti era tradizione conservare in carpione i prodotti della pesca locale tipo tinche, anguille e trote, prima friggendo i pesci poi immergendoli in una salamoia di acqua, aceto e erbe aromatiche.
Il carpione si chiama infatti in piemontese anche “brusc”, per via della forte connotazione acetata del sapore. Essendo inoltre un territorio di pianura ben irrigata, intenso è lo sfruttamento per la coltivazione di cereali, soprattutto grano e mais, oltre a frutta e verdure che necessitano di molta idratazione, come i famosi e profumati meloni di Isola sant’Antonio o le zucche.
Un’altra ricetta tipica di questi territori sono i rabaton, nati dal connubio tra i prodotti dell’agricoltura e degli allevamenti di queste campagne: la ricotta tipica piemontese, chiamata “seirass”, con uova, biete ed erbe di campo e selvatiche insieme a pane raffermo e formaggi stagionati vengono impastati tra loro e rotolati (rabattati) in modo da formare dei grandi gnocchi di forma allungata che vengono bolliti nella medesima acqua di cottura delle verdure e poi conditi con burro, salvia e parmigiano.
In auto:
In treno:
In bus:
IN COSTRUZIONE
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